Conan il liberatore by L. Sprague de Camp && Lin Carter

Conan il liberatore by L. Sprague de Camp && Lin Carter

autore:L. Sprague de Camp && Lin Carter
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: Fantasy
editore: Arnoldo Mondadori
pubblicato: 1981-01-31T16:00:00+00:00


La prima mossa di Conan, quando era scesa la nebbia provvidenziale, era stata quella di guidare i suoi lancieri attraverso il guado di Nogàra. Una volta cominciata la battaglia, Trocero, Prospero e Pallantide lo avevano seguito con gli arcieri e le truppe a cavallo. Prima che una pallida luna fosse riuscita a fare capolino fra le nuvole, il conte di Poitain si era trovato impegnato in battaglia campale: un buon numero di legionari aveva avuto il tempo di raccogliersi in quadrato e, dietro un muro di scudi, aveva formato una selva di lance che si levavano dalla massa come aculei giganteschi. Trocero aveva guidato i suoi cavalieri contro l’enorme istrice collettivo più e più volte, finché non era riuscito a sfondare. Allora era cominciato il massacro.

Il campo degli aquiloniani non era facile da difendere. Era stato allestito in fretta e furia sulla sponda tra l’Alimane e il margine della foresta, e la sua forma forzatamente allungata era insolita per gli uomini di Numedide, abituati a campi quadrati circondati di palizzate o di vere e proprie mura. In quel caso, però, né l’una né l’altra fortificazione erano state possibili, e ciò aveva reso la base provvisoria della Legione particolarmente vulnerabile. Il fattore geografico, unito alla sorpresa totale che l’Esercito di Liberazione era riuscito a ottenere, fece pendere la bilancia decisamente in favore dei ribelli, anche se numericamente i legionari superavano le forze di Conan e quelle dei poitaniani messe insieme.

Inoltre, il morale della Legione era molto basso, tanto che, per una volta almeno, i migliori soldati di Aquilonia non furono all’altezza della loro fama. Ascalante aveva informato gli ufficiali che il loro generale, Amulio Proca, si era suicidato, ma nessun legionario aveva bevuto la menzogna. Conoscevano e amavano tutti il vecchio comandante, nonostante la disciplina di ferro che aveva sempre imposto alla truppa e nonostante le sue brusche maniere.

Agli occhi sia dei soldati semplici sia degli ufficiali, Ascalante era apparso come un molle e un posatore. Era vero che il conte di Thune aveva una certa esperienza militare, ma, lo sapevano tutti, solo nelle regioni più calme del paese, lungo le frontiere meno turbolente, dove si faceva la comoda vita di guarnigione. Vero anche che ogni nuovo comandante, specie se prende il posto di un capo quasi leggendario, impiega un certo tempo a rompere il ghiaccio e vincere la diffidenza dei suoi uomini. Comunque, le maniere deboli e l’aria da cortigiano del nuovo venuto non l’avevano certo aiutato a conquistarsi il rispetto degli ufficiali, e lo scontento di questi si era trasmesso quasi automaticamente fino al più umile soldato.

L’attacco dei ribelli, in soprappiù, era stato ben studiato. Sorprese dai contadini poitaniani, che avevano ucciso le sentinelle, dato fuoco alle tende e liberato i cavalli dal loro recinto, le truppe reali si erano destate dal sonno e, consapevoli del pericolo, avevano organizzato una prima difesa contro gli attaccanti che venivano da nord. Ma quando, di lì a poco, erano state assalite anche da sud, dagli uomini di Conan che avevano attraversato il fiume cogliendole alle spalle, erano rimaste completamente disorientate.



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